RECENSIONI
ALCUNE DELLE MOLTE RECENSIONI LUSINGHIERE COMPARSE SUI SOCIAL E SU AMAZON.
Kali Yuga
Alla sua terza prova ambientata in India, dopo il noir “Bollywood Babilonia” e il planetary romance, ovvero la fantascienza planetaria-mitologica di “Devaloka – il pianeta degli dèi”, Mortillaro mostra di saper cambiare ancora registro, creando un thriller informatico – apocalittico intrecciato alla mitologia ma anche alla società indiana attuale. Non a caso l’ambientazione è Chennai, capitale del Tamil Nadu e da anni uno dei motori dello sviluppo informatico e tecnologico indiano, ma, prima di questo, da più di un secolo punto d’incontro di sensibilità diverse, europee e asiatiche: dalla Società Teosofica a Sri Aurobindo. Infatti Chennai, già Madras, ha da secoli anche rapporti commerciali con l’Occidente. Non stupisce quindi che l’azione parta dalla bottega di un antiquario milanese, dove viene scoperto un libro che sembra descrivere visioni di un futuro molto simile al nostro presente, e che si rivela opera della moglie di un commerciante trasferitosi colà per importare tessuti. Mortillaro offre una vera immersione nella cultura indiana attuale, dalla birra Kingfisher a una Fiera del Libro, dove conosciamo veri autori di best-seller del subcontinente e ci rendiamo conto che certi sottogeneri letterari e certe manie di grandezza autoriali sono davvero universali.Ho sempre apprezzato il tema del “libro misterioso” in cui cercare segni del destino, fin dai tempi di “Strada senza fine” di Zelazny: anche qui sono ben due i “libri del destino” (senza contare misteriosi e potenti versetti vedici) in cui i protagonisti cercheranno di decifrare gli indizi necessari a individuare una minaccia che incombe sul mondo, naturalmente connessa al “Kali Yuga”: l’epoca dominata da Kali in cui viviamo, l’ultima delle epoche di un Grande Ciclo prima della rigenerazione generale; che però sarebbe bene non affrettare..Meritoriamente pubblicato nel 2021 in cartaceo per i tipi di Calibano di Heiko Caimi, Kali Yuga viene ora ripubblicato da Delos Digital in digitale per una maggiore diffusione.
(recensione di Antonio Ippolito comparsa il 10 ottobre 2024 su Romanzi di fantascienza)
Fantascienza al meglio
Miti indiani, trasmigrazione delle anime, viaggi nel tempo, avventura sono molti gli ingredienti di questo adrenalinico thriller fantascientifico di stampo metaletterario. Due coppie, un volume antico come guida, e una lunga caccia per i quattro angoli del mondo sulle orme di un imprendibile hacker che progetta niente meno che “l’apocalisse”. Come contorno la bella storia d’amore tra Giulia, un editor di Milano e Florien, un’affascinante avvocato franco-indiano che oltre all’amore scoprirà un nuovo sé stesso. La fantascienza italiana ha finalmente una nuova autrice colta, raffinata e capace di gestire storie anche filosoficamente profonde e impegnative con leggerezza, brio e un pizzico d’umorismo. Da riscoprire.
(Recensione di Shanmei comparsa su Amazon il 22settembre 2024)
Originale, interessante ed avvincente
Romanzo di.. fantascienza? fantasy? molto, molto godibile, con un po’ di romance ma non pornosoft o sdolcinato come tanti altri prodotti “fantasy” (chiaramenti rivolti – gli altri prodotti – alle adolescenti).
Trama originale, interessante ed avvincente. L’autrice ha un profondo e documentato interesse per la cultura indiana, e si percepisce. Godibilissimo il personaggio della hacker indiana Kalpa, in cui troviamo echi di eroine dello stesso tipo, specie cinematografiche o televisive, a partire da Naima (Gabriele Salvatores…) ma con caratteristiche… speciali e molto indiane, in un miscuglio agrodolce di tradizione ed high-tech.
Cosa non da poco: scritto in un italiano eccellente. Congiuntivi, costruzione del periodo, consecutio temporum, vocabolario, immagini retoriche…. di ottima scuola.
Per me, che da divoratore addirittura ossessivo di F&SF, spesso mi ritrovo in acque di sentina di libri autopubblicati contenenti perle a livello di “scendi il cane che lo piscio”, ed anche peggio, una vera sorsata di acqua limpida.
Uniche critiche (ci saran pure quelle, no?):
1. ci hai fatto aspettare troppo, Caterina
2. ci hai fatto aspettare troppo, Caterina
3. ci hai fatto aspettare troppo, Caterina
4. ci hai fatto aspettare troppo, Caterina
5. partenza un po’ lenta
6. personaggi principali descritti come fisicamente un po’ troppo perfetti. E che cavolo, ‘sto maschio francoindiano ce l’avra qualche difettuccio fisico? Magari gli puzzano i piedi. Vale anche per Giulia. Forse non e’ davvero bionda, e’ tinta.
7. bello il calembour su “virus” (non posso entrare nei dettagli per evitare spoiler) ma ho qualche dubbio sulla sostenibilita’ tecnologica di questo aspetto della trama. In generale i villains sono forse un po’ troppo scemi. Se un mio studente usa quelle passwords, lo boccio: magari Naima.. scusa Kalpa, invece di indovinare le pwd potrebbe usare un computer quantistico, forse hackerato.
Ne consiglio assolutamente la lettura, e non solo agli appassionati del genere. Qualunque genere sia… per la contaminazione, mi ricorda certe cose di Tanith Lee, poco conosciuta, ma indimenticabile, scrittrice F&SF.
ps: Caterina non scrivere mai “impersonificare” – non che tu l’abbia fatto, eh – e’ il mio pons asinorum
(recensione comparsa su Amazon il 25 settembre 2024)
Kali Yuga di caterina Mortillaro
Recensione di Giulietta Iannone su Liberidiscrivere
“Non saprei dire in che maniera fosse accaduto, ma era palese che quella civiltà al tempo stesso tanto fiorente e avanzata e tanto spaventosa era stata sconfitta, annientata. Non se ne vedevano che le macerie. Un virus, una cosa tanto infinitesima e tanto nefasta, aveva rigettato il mondo in un cupo medioevo. Vedendo cotanta miseria dilagare per ogni dove, udendo cotanti lamenti, compresi che mai nome era stato più appropriato per quella calamità: Kali Yuga. L’epoca dell’oscurità. E se da un lato il mio cuore spaurito fu ricolmato di pietà per quella umanità sofferente e disgraziata, dall’altro mi chiesi se non fosse un male necessario al compimento della palingenesi. Dunque, lettore, lascio a te il compito di discernere se codesta eventualità sia da sventare o da benedire, perché, come disse il Santo Francesco, è “morendo, che si resuscita a Vita Eterna”.
La donna li esaminò. – Un franco-indiano, un’italiana e due indiani. Decisamente dobbiamo parlare!
Kali Yuga, edito in una nuova edizione digitale da Delos Digital, di Caterina Mortillaro, vincitrice del Premio Odissea 2019, è un thriller fantascientifico adrenalinico e coinvolgente che ci porta per i quattro angoli del pianeta sulle tracce di un pericoloso hacker che si cela sotto lo pseudonimo, poco rassicurante, di Kalki. I protagonisti, due coppie di simpatici personaggi, si trovano così a combattere una funambolica lotta contro il tempo per salvare il pianeta minacciato da forze oscure e distruttive che traggono le loro origini dal passato e dai miti esoterici della mitologia indiana. Come unica guida un romanzo di fantascienza italiana dei primi del Novecento, precedente alla Grande Guerra, (scovato casualmente in un baule appartenuto a una misteriosa contessa italo-russa Anastasia Bagliotti moglie del conte Alberico Bagliotti e membro della Società Teosofica Internazionale), dal titolo quanto mai profetico di Kali Yuga, scritto da un certo Ermes Anastasi (viaggia nel tempo attraverso il corpo di un uomo del futuro) e pubblicato a Milano dalla Tipografia Fratelli Cavazza. Ma si può cambiare il destino? Giulia, la protagonista principale, che lavorava per la Etnorama, una casa editrice specializzata in autori stranieri di Paesi asiatici e africani scopre che sarebbe iniziato un festival della letteratura proprio a Chennai e si fa mandare in India per approfondire le ricerche sulla Società Teosofica e incontra Florien, un affascinante avvocato metà indiano e metà francese con la fama da playboy, e si trova così invischiata in un’avventura metafisica tra realtà e immaginario, dove mistero, suspense e avventura si fondono in un’unica corrente narrativa che l’autrice sa portare avanti con abilità e destrezza, gestendo una storia complessa e nello stesso tempo scritta con stile immediato, agile e non noioso. Un thriller metaletterario in parte, la cui parte più bella almeno per me è stata quella legata ai libri, l’autrice ha fatto ricerca sui testi riguardante la reincarnazione, la trasmigrazione delle anime, e testi più prettamente utopistici e protofemministi (che ho controllato sono tutti testi non inventati ma realmente esititi come Sultana’s Dream di Rokeya Sakhawat Hossain). Bella la descrizione dell’India con i suoi templi, i suoi slums, le sue sacche di povertà, e la sua mitologia che la Mortillaro conosce approfonditamente. La fantascienza italiana ha finalmente una nuova autrice colta, raffinata e capace di gestire storie anche filosoficamente profonde e impegnative con leggerezza, brio e un pizzico d’umorismo. Da riscoprire.
Kali Yuga
di Lorenzo Davia
26 gennaio 2022 su https://rivangareilfuturo.blogspot.com/2022/01/kali-yuga.html?m=0
Ho letto Kali Yuga di Caterina Mortillaro edito da Calibano Editore.
“Giulia, editor per un’importante casa editrice, scova da un antiquario milanese un romanzo fantascientifico di inizio Novecento ambientato in India, “Kali Yuga”. Ma se è davvero fantascienza, perché ciò che racconta incomincia ad avverarsi? Perché il destino di Giulia s’intreccia fatalmente con quello di Florien, avvocato franco-indiano esperto di crimini informatici? E qual è il vero scopo dell’uomo che si nasconde dietro lo pseudonimo di Kalki? Due uomini e due donne lotteranno contro il tempo per scongiurare la fine del mondo in un fantathriller con venature esoteriche, che si dipana tra Milano, l’India, gli Stati Uniti e Puerto Rico e in cui s’intrecciano diversi piani temporali fino all’inesorabile finale.”
Tre sono le correnti che scorrono in questo romanzo. La prima è la storia d’amore che sgorga tra i due protagonisti, Giulia e Florien. La seconda il fantathriller, con indagini informatiche e sul campo (anzi sui campi visto che si viaggia molto), sparatorie, azione! L’ultima è quella soprannaturale: antiche formule vediche che hanno permesso all’autrice del libro Kali Yuga (cioè non Mortillaro, ma l’autrice del libro Kali Yuga all’interno del libro Kali Yuga – chiaro no?) di vedere il futuro e scrivere il suo avviso dell’apocalisse imminente per i posteri.
Questi tre elementi si sostengono a vicenda e permettono di parlare da più angolazioni del Destino – quello con la D maiuscola. Ma il Destino è un concetto astrato, sul quale si potrebbe filosofeggiare a vuoto per ore. In Kali Yuga il Destino prende forma in un libro: è lì, oggettivo e verificabile, che dice ai protagonisti quello che sta accadendo loro e quello che accadrà.
Deve proprio essere un Libro a dirmi cosa devo fare, di chi devo innamorarmi, che fine farà il mondo? Ma non si basano proprio su dei testi sacri numerose religioni? Ogni personaggio del libro ha il suo codice (anche qui, una parola che indica un tipo di testo) religioso, culturale, attraverso il quale interagisce con il mondo – e un codice stesso è il virus informatico che i cattivi vogliono usare per cancellare l’Internet (a sua volta, un (iper)testo).
Ogni personaggio del libro propone un punto di vista diverso su come rapportarsi con questo insieme di Codici e Libri. Diliv Odda (personaggio negativo e disgustoso), si pone in maniera molto critica: per lui i testi sacri dell’Induismo sono solo parole manipolabili come preferisce (poi lo scopriamo maltrattare la protagonista esattamente come maltratta i Veda). Kalki, l’avversario, crede così tanto al Kali Yuga da volerlo anticipare: in maniera contorta vuole che il testo diventi realtà, non importa quanta violenza debba applicare per realizzare il suo scopo.
Florien non regge l’idea che il suo amore per Giulia sia predeterminato. Da un certo punto di vista è l’opposto di Kalki in quanto il suo è uno sforzo in direzione opposta a quella del Destino. Ovviamente non potevo fare a meno di shippare i due protagonisti e tifavo perché vincesse il cuore che batte e non la mente che cerca di capire quello che legge.
Come ultima nota, mi ha fatto piacere leggere di personaggi che si comportano in maniera adulta, anche e soprattutto in campo amoroso, liberi di scegliere cosa fare e con chi evitando di essere ossessivi, maniaci, bigotti o bacchettoni. Guardo poca TV, ma quel poco che vedo mi pare dominato da comportamenti adolescenziali che mi hanno stancato. Forse sto diventando vecchio.
Una conferma
Giulia, editor presso una casa editrice, scova nel negozio di un oscuro antiquario milanese un libro del 1913, Kali Yuga. Il romanzo, di cui nessuno sembra conoscere l’origine, è conservato in varie copie all’interno di un baule appartenuto alla contessa italo-russa Anastasia Bagliotti, vissuta per qualche anno in India, a Chennai, con il marito, dove ha aderito alla Società Teosofica Internazionale. All’inizio Giulia pensa che si tratti di un romanzo di fantascienza, ma poi si accorge che c’è di più: l’autrice (Anastasia stessa) sembra avere visto davvero ciò che sarebbe accaduto il secolo successivo, perché sta succedendo proprio in quel momento. Anzi, la contessa afferma addirittura di essere entrata nel corpo di un uomo del futuro e di aver visto e vissuto in prima persona alcuni momenti della sua vita.
Decisa a scoprire di più, Giulia trova il modo di farsi mandare a Chennai per lavoro. Qui conosce Florien, un avvocato franco-indiano esperto di crimini informatici, e intreccia con lui una tempestosa relazione. Ben presto, però, si accorge che sempre più numerose coincidenze lo indicano come il corpo-ospite di Anastasia, e lei stessa incomincia a vivere momenti descritti nel romanzo. Non solo: c’è un evidente collegamento tra il caso su cui sta lavorando Florien, quello di un pericoloso hacker che si fa chiamare Kalki, e l’omonimo terrorista che, secondo il libro della contessa, getterà il mondo in un’apocalisse. Il nome non è casuale: Kalki è l’ultimo avatar di Vishnu, il dio che segnerà la fine dell’epoca di decadenza in cui viviamo – il Kali Yuga, per l’appunto.
Inzia così una caccia all’uomo che coinvolge Giulia, Florien, l’esperta programmatrice Kalpa e il suo fidanzato Ahmed, che, guidati dalle pagine del libro, cercheranno di fermare la minaccia che rischia di gettare il mondo nel caos.
M. Caterina Mortillaro sforna un appassionante fantathriller metaletterario in cui tecnologia ed esoterismo indiano si abbracciano e si fronteggiano in un’efficace combinazione. L’autrice milanese è brava a tenere le redini di una storia complessa ma mai difficile da seguire, coinvolgente e ben scritta, con personaggi che restano impressi nella memoria. Sullo sfondo, una storia d’amore che sembra sia stata decisa dal destino ma che non assume mai caratteri melensi, anzi, costituisce una sottotrama conflittuale efficace e trascinante. Non stupirebbe se da questo romanzo venisse tratto un film: la trama ha un equilibrio perfetto, senza mai un cedimento, i dialoghi sembrano scritti apposta per il cinema e le scene sono calibrate al millimetro.
Più che una scoperta, una conferma: una delle voci più originali e interessanti della nuova fantascienza italiana. E non solo.
(Recensione di Heiko Caimi comparsa su Amazon il 12 agosto 2022)
Lettura molto piacevole
Idea molto particolare e sviluppata bene. Il libro è scritto bene, ma più che dalla assenza di un lavoro di traduzione (l’autrice è italiana…) credo ciò sia dovuto sopratutto ad un non comune spessore culturale dell’autrice che riesce a mettere insieme cultura indiana, tecnologia e distopia creando un bel mix. Difetti? Alcuni personaggi li ho trovati un pò stereotipati, e alcuni passaggi sono un pò sdolcinati, per i miei gusti.
(recensione di Zzato comparsa il 10 giugno 2022 su anobi.it)
KALI YUGA. Un monito dal passato per scongiurare un’oscura catastrofe
Articolo comparso su ITAline https://www.flipsnack.com/studi…/italine-13/full-view.html
Devaloka
Ancora una volta M. Caterina Mortillaro sorprende, cimentandosi con successo in un nuovo genere. Accantonate comicità e satira sfrenate del “Gatto Cicerone”, archiviato il successo del noir “Bollywood Babilonia”, Mortillaro ci propone il suo “opus magnum”, un articolato romanzo dove confluiscono i suoi molteplici interessi.
Una serie di articoli di giornale ed estratti di media ci narra le difficoltà della prima colonizzazione di Marte: l’astronave internazionale contenente centinaia di futuri coloni in stasi e alcune decine di astronauti, divisi nei vari moduli del vascello secondo la nazionalità, è costretta ad abbandonare al suo destino Rama, il modulo dell’Agenzia Spaziale Indiana. Quando dopo qualche settimana di deriva nello spazio le comunicazioni si interrompono, tutti danno il modulo per disperso. Dopo sette anni, però, comincerà a correre voce che il suo comandante Ravi Aryan goda di un culto popolare: e non solo perché il pantheon induista è generoso nell’accogliere un martire in più, ma perché sarebbe effettivamente tornato sulla Terra a reclutare coloni per un mondo migliore, come una sorta di semidio..
La cosa non può che inquietare le altre potenze spaziali, gelose di eventuali successi del subcontinente, ma anche potenze spirituali come la Chiesa cattolica, sempre attenta alle mosse della concorrenza e alla possibilità che esistano nuove anime da salvare. Nella spedizione multinazionale segretamente formata per indagare cosa stia succedendo in India, quindi, un membro viene scelto da un dotto gesuita (solo gesuiti compaiono nella fantascienza: dal padre Carmody di Farmer ai padri della prima novella di “Hyperion”, fino al padre Francisco della “Croce di ghiaccio” di Aldani: ed è giusto così!), ma è un membro laico, molto laico: la dottoressa Chiara Minniti, giovane e brillante antropologa, esperta di cultura indiana e di comunicazione culturale. Intelligente e umorale, travolta dagli eventi ma determinata, divisa tra le esigenze dello spirito e quelle della carne, risoluta a lasciarsi alle spalle una tormentata relazione con un religioso ma senza buttarsi via, Chiara è un personaggio che conquista subito il lettore: così come conquisterà subito, suo malgrado, le misteriose entità che presiedono a “Devaloka”, il pianeta degli dèi.
Sì, perché un “Devaloka” esisteva negli antichi testi indiani: ed è noto che, ancor più della Bibbia giudaico-cristiana e della saga di Gilgamesh, antichi testi epici indiani come il “Mahabharata” contengono descrizioni di battaglie ed entità che sembrerebbero prese dalla fantascienza moderna, e hanno generato fiumi di ipotesi fanta-archeologiche..
“Devaloka” però è di base un romanzo di esplorazione planetaria e di incontro culturale, una ricca lettura per chiunque ami la fantascienza antropologica e/o la cultura indiana, oltre che per chi ama una bella avventura. Come dicevo, Mortillaro arricchisce il racconto di tutte le sue competenze, oltre a quelle storico-culturali: la caratterizzazione di un bel cast di personaggi, dal cinico e debosciato fisico Yves all’astronomo nerd Lionel, dalla gelida ingegnera Petra Weimar al laconico dottor Zheng, cristiano perseguitato in Cina; l’umorismo nei conflitti tra scienziati “duri” e “morbidi”, che smorza la drammaticità di tanti episodi di vita quotidiana della spedizione; la raffinata ironia nella love story di Chiara, dove ci si fa beffe delle convenzioni dei romanzi sentimentali, a partire dall’immancabile “Orgoglio e pregiudizio”.
(recensione di Antonio Ippolito comparsa su Goodreads il 14/04/2020)
“Un romanzo in cui l’avventura e il senso del meraviglioso sono intessuti del fascino della cultura indiana, fino al vero confine tra scienza e misticismo.”
Avvincente
Bellissima recensione su B-SIDES MAGAZINE.
Dopo l’India cyberpunk di Ian McDonald, con il suo rutilante pantheon di intelligenze artificiali (“River of Gods” – 2004 – “Cyberabad Days” – 2009), dopo il noir di Elizabeth Bear (“Nella casa di Aryman” – 2012) ambientato in una Bangalore del prossimo futuro, Caterina Mortillaro ci porta su un pianeta induista (“Devaloka” – 2019 – romanzo vincitore del premio Odissea 2019).
Una “telenovela a sfondo religioso-fantascientifico con risvolti romantici”, così definisce la storia uno dei protagonisti del romanzo. E, in effetti, anch’io ho temuto più volte un deragliamento verso un adattamento SF di “Uccelli di Rovo”. Tuttavia l’dea di un pianeta misterioso colonizzato da Indiani fondamentalisti, su cui viene inviata una delegazione scientifica internazionale che nasconde al suo interno spie del Vaticano… be’, era troppo intrigante per abbandonare la lettura. Per di più Caterina Mortillaro sa descrivere bene i personaggi: sia gli accademici atei sia quelli religiosi, sia gli invasati induisti sia i potenti cattolici che manovrano dietro le quinte. Divertentissimo il giovane astronomo, nerd e brufoloso, che vive di citazioni di film e di videogiochi. Spassosi i battibecchi della squadra. Una squadra male assortita e un po’ scalcagnata, ma che al suo interno ha la… Prescelta! E’ cattolica, e tutti gli Indù la venerano come se fosse una Madonna, cercano la sua benedizione, la credono capace di miracoli. Gli Dei, o forse i demoni, le parlano in sogno. La potente ierocrazia del pianeta ha per lei grandi e misteriosi progetti, e lei, che non riesce a comprenderli e nemmeno a immaginarli, si sente spesso usata. E’ un’antropologa che viene dalla Terra, decisa e caparbia, non certo in odore di santità e non certo ingenua, eppure schiacciata da un gioco cosmico più grande di lei.
La casta sacerdotale che comanda il pianeta vorrebbe che la Prescelta si unisse a loro e comunicasse con le Divinità aliene, forse il più grande onore mai riservato a un essere umano. Sul piano scientifico, a quali straordinarie scoperte potrebbe portare un simile contatto? Come resistere al fascino di conoscere entità incorporee, fino ad allora solo favoleggiate, che possiedono una tecnologia così avanzata da permettere di superare le immense distanze siderali? Per un’antropologa decifrare una lingua aliena non potrebbe diventare il senso di una vita intera? Tuttavia per una cattolica tutto questo potrebbe essere una subdola tentazione che solletica il suo orgoglio, che fa vacillare la sua fede e la sua sanità mentale e, soprattutto, che mette in pericolo le persone di cui lei si sente responsabile.
Avvincente.
Una curiosità: tutti e tre gli autori che ho citato all’inizio hanno un debole per i gatti, non solo per l’India.
Ian McDonald conclude l’antologia “Cyberabad Days” con “Il circo dei gatti di Vishnu”. Impossibile dimenticare l’incipit del racconto, che ha per protagonista un bramino in disgrazia, chiamato Vishnu, che raduna tutti i gatti del suo circo, invitandoli per nome a correre sul ring “sotto lo sguardo ebbro e folle della luna coricata sulla schiena; fulvi e neri, tigrati e grigi, bianchi e pezzati, color tartaruga e gatti di Mann senza coda e con le gambe da lepre”. Vishnu si rivolge al lettore dicendo: “Spero che nessuno si offenda perché ho dato ai gatti del mio circo i nomi degli avatar divini. Certo, sono degli sporchi gatti di strada, acchiappati sulle mura, sui balconi e sui cumuli di immondizia, ma per natura i gatti sono creature blasfeme (…) un deliberato affronto al decoro divino”. Del resto non porta lui stesso il nome di un dio?
“Nella casa di Aryman”, invece, Elizabeth Bear descrive un gatto pappagallo della varietà giacinto, variante eclettica dei felini ingegnerizzati che hanno un’aspettativa di vita molto superiore alla norma e sfumature cromatiche inventate ogni anno per il mercato, come se fossero gli elegantissimi capi d’abbigliamento di una sfilata d’alta moda. Questo gatto è l’unico testimone dell’omicidio di un bioingegnere quantistico americano residente a Bangalore.
Nel Pianeta degli Dei, invece, non ci sono gatti, ma solo rettili forse imparentati con i nostri dinosauri. La Prescelta, dubbiosa che le venga concesso di tornare un giorno sulla Terra, rimpiange di non poter mostrare ai propri figli, se mai ne avrà, né un gatto né una rosa.
Caterina Mortillaro aveva già scritto di gatti in “Cicerone – Memorie di un gatto geneticamente potenziato”, un’avventura spaziale picaresca, una sorta di parodia delle space-opera, dove Cicerone (detto Ciccio) dichiara: “il nostro Umano domestico non ce lo scegliamo noi, ma spesso ci capita tra capo e collo quando e dove meno ce l’aspettiamo. Quindi, se siete parte di quella piccola cerchia di eletti costituita dai gatti potenziati geneticamente, non sprecate il vostro Q.I. e attingete alla saggezza dei nostri padri felini. Infatti, non esiste una situazione che il vero felino non sappia volgere a suo vantaggio, o comunque manipolare per renderla meno sgradevole possibile”.
Da leggere
Trama avvincente e fantasiosa, ogni capitolo vi spronerà a continuare la lettura per vedere come andrà a finire.
I personaggi sono ben caratterizzati, tiferete per loro, odierete Petra, stimerete il dottor Zheng, vorrete difendere Chiara…
Ho particolarmente apprezzato la narrazione perché pur essendo un libro di fantascienza ogni evento, ogni personaggio, ogni fatto è verosimile e viene spontaneo immaginare se stessi vivere l’avventura come se si fosse parte della spedizione.
(recensione di Lara comparsa su Amazon il 5 marzo 2019)
Romanzo scorrevole e piacevole con più chiavi di lettura
Bisogna dire che ormai un libro di Caterina Mortillaro lo compro a scatola chiusa: vi è sempre qualcosa per cui ne male la pena ed è sempre una sorpresa poiché quest’autrice, pur mantenendo un suo stile riconoscibile, cambia ambientazioni, personaggi e, in parte, anche genere con la massima facilità.
Questo è un romanzo maturo uno stile Jack Vance da epopea spaziale ma con molto in più; in fondo la trama è classica ma originale il contesto. Sempre attuali le umane passioni e difetti. Ricorda le epopee dei romanzi planetari anni 50 ma è molto più complesso poiché la profonda cultura dell’autrice della civiltà Indiana emerge nell’ambientazione e nella tipologia di relazione tra i personaggi. Questi ultimi, eterogenei e ben definiti, con il loro carattere che a volte può non piacere ma risulta realistico. L’apparente semplice storia di fs anni 50 è puramente funzionale e ve ne è consapevolezza. Gli alieni hanno difficoltà ad interagire nell’universo reale per questo cercano dei mediatori particolarmente dotati. Anche la “cavalleria americana” è funzionale e, parzialmente, ironica. Gli indiani non sono spregevoli sono, giustamente, risentiti per essere stati abbandonati. Il vichingo è uno stereotipo femminile come molti altri luoghi comuni voluti. Si legge molto velocemente, testimonianza di uno stile fluido. Si tratta di qualcosa di nuovo, originale, profondo ma non pesante con più piani di lettura.
(Recinsione di Ramiro comparsa su Amazon il 26 gennaio 2020)
Davvero straordinario!
Devaloka è in grado di trasportarti letteralmente su un altro pianeta.
La storia è molto coinvolgente e leggendo si ha la sensazione di far parte del bizzarro gruppo che viene formato per studiare il nuovo pianeta. I suoi membri sono molto diversi fra loro, ci sono scienziati, militari e religiosi, ognuno dei quali ha una propria personalità e dei propri obbiettivi da perseguire. Credo sia proprio questa varietà di personaggi che permette al lettore di sentirsi parte della spedizione, di simpatizzare di più per alcuni membri o di detestarne altri.
Penso che dietro alla realizzazione di questo libro ci sia un enorme lavoro, si percepisce la grande conoscenza dell’autrice riguardo la cultura indiana e l’obbiettivo di creare un mondo che, seppur fantastico, è sempre sostenuto da basi scientifiche tangibili.
I personaggi, come dicevo, sono ben strutturati, hanno un passato e una loro individualità che gli permette di prendere vita.
Durante la lettura vengono fornite nozioni scientifiche, sociali e religiose che accompagnano il lettore durante le varie situazioni e lo aiutano a comprendere il mondo che lo circonda.
Le informazioni fornite non risultano mai pensanti, anzi si amalgamano e si intrecciano nella struttura narrativa mantenendo una lettura fluida e scorrevole, dando la sensazione di essere trasportati dalla corrente di un fiume.
Devaloka è pieno di riferimenti alla Fantascienza e di misteri, che aspettano solo di essere scoperti.
(di Seven, su Amazon)
Devaloka: idee originali e temi d’interesse
Devaloka, il mondo degli dei di Caterina Mortillaro, è la dimostrazione di quanto importante sia che un autore, anche di fantascienza – mi correggo: soprattutto di fantascienza – affronti argomenti su cui ha una buona competenza, e poi si documenti in modo scrupoloso sul mondo che intende descrivere affinché questo “funzioni”, o per meglio dire, “sembri funzionare”. È così che nascono le idee originali, ossia il presupposto indispensabile per attirare l’attenzione del lettore, nonché uno sviluppo della storia che sia coerente, dalle premesse fino alla conclusione.
Le divinità indiane introdotte dalla Mortillaro nel suo romanzo si prestano particolarmente allo scopo, data la loro riconosciuta capacità di incarnarsi a piacimento, e un loro certo qual carattere “esotico”, che fa pensare a creature modellate su abitanti di altri mondi. Viene da pensare al piacevolissimo Ka di Roberto Calasso, che ci dà l’idea di queste divinità un po’ capricciose, ma anche ai lavori degli pseudo-scienziati alla ricerca del paleo-contatto con gli alieni, con tanto di bombe atomiche e navi spaziali usate nella guerra fra gli dei. Ovvio che non si può rivelare troppo, ma diciamo che il lettore oscilla fra l’idea che si tratti di vere e proprie divinità, in senso metafisico, o almeno semidei, ovvero abitanti di mondi o dimensioni sconosciute. Dei non esattamente equilibrati, ma senz’altro potenti.
Un altro accorgimento giocato in modo inusuale è il ruolo svolto nella spedizione dalla Chiesa cattolica. Anche qui, è stato un piccolo atto di coraggio, benché la FS riporti non pochi esempi di gesuiti proiettati verso l’ignoto, ma il romanzo esce dallo stereotipo del prete fanatico e intollerante, alla Padre Eymerich; è altresì realistico pensare che l’elemento religioso resterà per un bel pezzo basilare nell’esperienza delle persone, ed anzi, magari sotto forme diverse e con i suoi alti e bassi, ma si ripresenterà anche in futuro.
Il terzo elemento di interesse, anch’esso molto ben tracciato, è il tema sociale, collegato su Devaloka al sistema delle caste indiane; anche qui, alla faccia di tutti gli ottimisti, la questione sociale si ripresenterà, essa pure in forme diverse, in qualsiasi futuro ipotizzabile.
Se Devaloka è un mondo ottimamente delineato, non altrettanto si può dire della Terra che i nostri eroi lasciano; tuttavia una ragione c’è. Non mancano riferimenti a guerre, carestie, epidemie, ma i personaggi sembrano vivere in un mondo tutto sommato non troppo diverso dall’attuale. Si accenna alla colonizzazione di Marte, per cui devono essere trascorsi almeno alcuni decenni.
Il fatto è che la Terra non è il focus del romanzo, per cui i riferimenti possono tranquillamente essere di ordine generalissimo, perché il lettore deve concentrare su Devaloka tutta sua attenzione.
Venendo ai personaggi, Chiara, la protagonista, è molto ben disegnata fin dall’inizio, con le sue curiosità, la sua voglia di conoscere, le sue contraddizioni, i suoi scatti di rabbia, il suo bisogno di amare ed essere amata. Gli altri si delineano un poco alla volta, ma alla fine il lettore riesce ad attribuire a ciascuno il nome giusto, il carattere, il ruolo che gioca. Il sistema di rapporti è molto articolato, i dialoghi grazie a Dio sono frequenti (e frizzanti), e le vicende personali svolgono una funzione fondamentale nello sviluppo della vicenda. Sono esperti ognuno nel proprio campo, ma anche uomini e donne, e qui il lettore si ritrova in una caratteristica della narrativa di FS, quella di non rimuovere mai l’elemento umano per dare la priorità assoluta alla descrizione del mondo futuro o alieno; anche l’interazione molto libera tra maschi e femmine non è affatto una forzatura, ma un’ovvia estrapolazione della realtà attuale. È vero che questi sono professionisti, che dovrebbero essere totalmente concentrati sulla loro missione, ma in quel clima di forzata impotenza, col caldo soffocante, l’irritazione di quella prigionia senza sbarre, è logico che trovino una valvola di sfogo nei loro rapporti interpersonali, come è psicologicamente comprensibile che si mordano e si attacchino continuamente.
Chiara oltre ad essere la protagonista ha qualcosa di particolare, un dono, un “di più” che la rende in certo senso privilegiata; non è un caso se è stata lei prescelta. Ma per cosa esattamente? E in che misura quello che sappiamo di lei prima dell’impresa ha meritato l’attenzione degli dei-alieni di Devaloka? La sua preparazione, il suo carattere, forse qualche oscuro recesso dei suoi geni? O forse la spiegazione è più banale: un capriccio di dei, niente di più.
Venendo alla scrittura, è pulitissima, senza sciatterie o sbavature, tanto nei dialoghi come nelle parti descrittive o narrative. Ma questo ormai lo dà per scontato chiunque abbia letto altri lavori della Mortillaro. Insomma, è un buon romanzo, ricco di idee e ben scritto, che si inserisce nella miglior tradizione della FS classica.
(di Alberto Costantini)
Un grande romanzo che esula dagli schemi più consueti
Caterina Mortillaro è un’autrice che sta dimostrando la sua versatilità sui vari fronti della letteratura fantastica: con il romanzo di fantascienza umoristica “Cicerone – Memorie di un gatto geneticamente potenziato”, il thriller “Bollywood Babilonia”, dall’inconsueta ambientazione, e con la sua opera come curatrice dell’antologia “DiverGender” insieme a Silvia Treves.
“Devaloka” è un romanzo di grande maturità intellettuale e stilistica, ma niente affatto astruso o di difficile lettura. A tratti potrebbe sembrare un Jack Vance attualizzato, un planetary romance dell’epoca d’oro della fantascienza, ma la varietà di temi che affronta – scientifici, religiosi, culturali, politici – lo pongono in una categoria a parte. Non mancano l’avventura e il sentimento, ma sono sempre trattati in maniera “moderna”, consapevole e spesso problematica. I personaggi sono ben delineati e appaiono come persone reali, con una vita precedente alle vicende narrate nel romanzo, e non come semplici manichini al servizio di una storia – critica frequente nel campo della fantascienza, dove gli stereotipi abbondano anche al giorno d’oggi. L’intreccio si dipana in maniera naturale, senza forzature e senza improbabili colpi di scena, e contribuisce alla sensazione di realismo che l’autrice riesce a dare grazie alla sua conoscenza della cultura indiana e alla sua attenzione per i dettagli tecnici e scientifici, senza mai farle pesare. Lo stile sobrio e misurato rende “leggero” il romanzo alla lettura, nonostante la sua dimensione non indifferente.
“Devaloka” è un romanzo che esce dagli schemi più consueti: è fantascienza a tutti gli effetti, ma non è stato scritto pensando solo al pubblico del genere. Come “Cicerone” è un romanzo per tutte le persone che vogliano leggere qualcosa di nuovo, originale, appassionante, ben scritto e che, dulcis in fundo, abbia un messaggio non banale che rimane nella memoria anche dopo essere giunti all’ultima pagina.
(recensione comparsa su Amazon di Paolo S. Cavazza, 1 novembre 2019)
Devaloka
Un avventuroso romanzo di fantascienza dai sapori che richiamano le storie della classica SciFi americana. La storia però è arricchita da temi antropologici e teologici trasposti nella ricostruzione della cultura e società indiana su un pianeta extraterrestre.
(recensione comparsa su Amazon di Alberto Tivoli, 2 novembre 2019)
Hard Sci-Fi stile autori USA-GB Classici
Sarò antiquato e borbonico, ma ho amato “DEVALOKA”
( e lo consiglio a tutti) perché è proprio questo il tipo di Fantascienza che mi è sempre piaciuto :
Hard Sci-Fi stile autori USA-GB Classici, anni 1930-1970, per intenderci.
Poi, una volta fissati questi paletti “latu sensu”, allora posso diventare elastico, ergo, possono piacermi Space Opera, Science Fantasy, Heroic Fantasy (Robert E. Howard forever !), Ucronia, Cyberpunk, Steampunk …
ma la sperimentazione oltre certi limiti no, non mi interessa.
Secondo me, se lo si legge con rispetto e curiosità, Philip K Dick è già un autore sperimentale, a modo suo.
Penso, ad es., a racconti come Minority Report, Total Recall, o a un romanzo come Counter-clock World.
Ecco, il grande merito di una scrittrice come la Prof.ssa MORTILLARO è, a mio modesto avviso, questo :
essere riuscita a inserire tematiche e sensibilità relativamente “nuove” , femminili, femministe, ma non solo, anche un approccio “antropologico” agli alieni, alla storia delle religioni, e alle culture terrestri extra-europee (l’India) che, ahimè, nella Sci-Fi classica scritta da maschi etero WASP nel 1960 non era certo dato trovare ;
INSERIRE, dicevo, nuove tematiche, sensibilità ed approcci intellettuali, in una trama che resti “classica”, comprensibilissima, con uno stile letterario elegante, ma non saputello, ricco di diversi livelli di lettura, ma, ciononostante, sempre godibile a e fruibile da tutti, amici compreso il povero lettore italiano medio, già non coltissimo, ma, soprattutto, stressato, che, alla fine di una giornata di lavoro, cercherebbe solo un onesto “divertissement” pascaliano.
(recensione comparsa su Facebook, di Roberto Chiavarino, 1 novembre 2019)
Devaloka è un romanzo che non dimentichi. Io ho avuto il piacere e l’onore di leggerlo non appena venuto alla luce.
(commento su Instagram di @lu.dica75, 27 gennaio 2020)
Cicerone
Un romanzo picaresco dell’era spaziale
Ambientato in una Galassia piena di pianeti popolati da una bizzarra fauna di molte specie diverse, “Cicerone” è innanzitutto un raro esempio di fantascienza umoristica: non è un caso se viene sempre citata la “Guida galattica per autostoppisti”, data la seriosità che nel complesso sembra dominare il genere. Ma, a differenza di Douglas Adams, Caterina Mortillaro non piega ai suoi fini narrativi la meccanica quantistica o la cosmologia: riprende, invece, i più consolidati cliché della narrativa popolare (dai romanzi picareschi al feuilleton, fino ai pulp d’anteguerra) rovesciandoli come un guanto e mettendone in burla i meccanismi: improvvisi riconoscimenti, incredibili coincidenze, inverosimili colpi di scena. Il tutto all’insegna di uno scatenato umorismo, accentuato dal punto di vista obbiettivo e disincantato del vero protagonista, Cicerone, il gatto frutto di esperimenti genetici, che dal suo tranquillo angolino tiene d’occhio la situazione e, quando è proprio necessario, interviene per richiamare all’ordine lo sgangherato gruppo di compagni più o meno umani che la sorte gli ha dato come famiglia adottiva. Da gustare anche le improbabili citazioni da trattati accademici, libri di testo e guide turistiche galattiche. Un romanzo davvero per tutti, non solo per gli appassionati di fantascienza.
(recensione comparsa su Amazon di Paolo S. Cavazza, 8 settembre 2017)
Un libro spassoso: da leggere!
Ok, strizza l’occhio ad Adams.
Ma com’è spassoso questo libro!
Quante riflessioni serie, nascoste tra le righe!
È fantascienza? Sì: i protagonisti viaggiano nello spazio visitando pianeti stranissimi abitati da alieni di ogni tipo. È fantasy? Sì: la storia è raccontata da un gatto geneticamente potenziato che comunica telepaticamente con la sua umana.
È umoristico? Sì: il libro è pieno di episodi e situazioni surreali e comiche.
Ma insomma chi se ne frega! È letteratura. Punto. Leggetelo a prescindere: ne vale assolutamente la pena!
(recensione comparsa su Amazon, di Debora Donadel, 21 ottobre 2019)
Un romanzo veramente originale, con venature classiche!!
Libro ironico, fantasioso e, soprattutto, scritto benissimo. Un umorismo gentile e raffinato, un romanzo alla Douglas Adams che fonde fantascienza e letteratura latina ed in cui, quando lo si finisce di leggere, non si può trattenere la soddisfazione di riconoscersi in certi meccanismi umani, supportati da una forza descrittiva espressa in tinte precise ma delicate. Da non perdere!!
(recensione comparsa su Amazon, Ramiro, 15 febbraio 2015)
Un turbinio di emozioni
Una storia entusiasmante che coinvolge sin da subito il lettore, trascinandolo in giro per mezza galassia. Ho avuto l’impressione di poter interagire direttamente con Cicerone che con la sua storia mi ha avvolto in una tela di intrecci e incontri senza lasciarmi più alcuna via di fuga. Ad ogni passo mi addentravo sempre più nei meandri della trama di questo racconto ricco di colpi di scena, sorprese esplosive e qualche piccolo dramma, senza dimenticare la varietà di creature incontrate lungo la strada!
La storia del gatto Cicerone mi è piaciuta tantissimo, la consiglio vivamente a tutti, agli appassionati di Fantascienza e non, ma anche a chi è solo curioso di sapere cosa ci fa un gatto nello spazio insieme al suo Umano domestico.
(recensione comparsa su Amazon, Seven, 29 novembre 2017)
Molto simpatico
Racconto originale e ben scritto, mai noioso sa mantenere l’interesse del lettore.Apprezzo particolarmente il fatto che questo libro sia adatto a ragazzi sui 12 anni per i quali a mio avviso non c’è molto di particolarmente allettante.
(recensione comparsa su Amazon, Lara, 8 aprile 2016)
Romanzo unico e divertente
Romanzo ideato e scritto molto bene, divertente con particolari che si possono riscontrare nella vita quotidiana, lessico ricercato ma molto scorrevole nella lettura, non cala mai l’attenzione e la curiosità di scoprire tutta la storia.
(recensione comparsa su Amazon, Gianpaolo, 1 luglio 2018)
Divertentissimo
mi sto facendo un sacco di risate 😹
sicuramente la scrittrice ha letto Douglas Adams 😉
(recensione comparsa su Apple store, elPiotr, 11/06/2017)
Scatenata telenovela galattica
Si parla giustamente di Douglas Adams come nume tutelare per questa scatenata telenovela galattica (e anche gattica), ma ho scoperto con piacere che c’è anche tanto Farmer: i temi della religione futura e del sesso alieno sono toccati, più che con sottile umorismo, con allegria e comicità via via crescenti fino allo sfacciato finale, dove si rivelano i trascorsi della protagonista Myrina; ma sullo sfondo, tra l’agnizione di Myrina e Leeira e considerazioni su cosa riescono a fare pseudopodi indiscreti, ci sono considerazioni molto interessanti.
Per esempio, il futuro di un Cristianesimo ridotto al lumicino, che riesce a tornare religione galattica, quindi “ecumenica” nel pieno senso della parola.. ma quale sarà la sua posizione sul sesso interspecie? Lo scopriremo in un’enciclica di Ben, ovvero papa Benedetto XXIII.
(recensione comparsa su Goodreads, Antonio Ippolito, novembre 2018)
Sulla scia delle più celebri opere di fantascienza umoristica, il libro segue le gesta di Cicerone, per gli amici Ciccio, gatto geneticamente potenziato, che si racconta a una ideale platea felina. Un espediente che rende più simpatico il rovesciamento parodistico della realtà operato nel romanzo: dai grandi topoi della fantascienza più classica ai problemi più peculiari della nostra attualità, tutto finisce per essere visto, analizzato e fatto a pezzi dal felino protagonista.
Seguendo le disavventure di Cicerone, Myrina Cacace, giovane saltimbanco stellare dal difficile rapporto con l’altro sesso, Ben XXIII, buffo erede di un impero religioso scaduto, e tutti gli altri personaggi che si avvicendano, il lettore si trova catapultato nel lontano futuro dell’Era Spaziale, tra rapporti inter-specie, alieni puzzolenti, felini intelligenti, pianeti fantastici, e così via.
Mentre la giovane coprotagonista salta da un’avventura all’altra in cerca di una stabilità interiore, Cicerone non cerca altro che la stabilità di una lettiera e del buon cibo… Il punto di vista del gatto, dalla parlantina ricca di ironia (mi ricorda un po’ il gatto Salem della serie Sabrina… chi è uscito vivo dagli anni Novanta sa di cosa sto parlando!), accompagna ogni disavventura, fornendo quasi un sottotitolo scanzonato all’intera storia e insieme spunti di riflessione distaccata sui problemi che affliggono l’umanità.
Godibilissimo, piacevole da leggere e divertentissimo, risulta particolarmente curato sotto il profilo stilistico e linguistico, mentre caratteri, intreccio e ambientazione si presentano accennati quanto basta a una storia che è votata fondamentalmente a far divertire, senza far prestare troppa attenzione a quel che vi accade. Per questo motivo mi sembra anche particolarmente indicato a un vasto pubblico non specializzato, da quello giovanissimo ai non amanti del genere fantascientifico. D’altra parte, la trama si rivela fin troppo esile, giusto un’accozzaglia di disavventure assurde senza alcuna precisa direzione; un po’ più di sostanza non avrebbe guastato.
http://www.lastambergadeilettori.com/2015/09/cicerone-memorie-di-un-gatto.html?m=1
Bollywood Babilonia
Un noir attuale e coinvolgente
Caterina Mortillaro, insegnante e antropologa culturale, è più nota come scrittrice di fantascienza: è stata finalista al Premio Urania Short 2018 e ha pubblicato il romanzo “Cicerone – Memorie di un gatto geneticamente potenziato”, un raro e riuscitissimo esempio di fantascienza umoristica italiana. Con “Bollywood Babilonia” dimostra la sua versatilità cimentandosi in un noir con aspetti decisamente inconsueti. La storia attuale e coinvolgente, i personaggi ben delineati, l’ambientazione insolita descritta in maniera acuta e spesso pungente, grazie alla sua esperienza personale in India, la scrittura solida e senza digressioni, lo stile sobrio ed efficace, sono tutti elementi che contribuiscono a un’opera notevolmente originale. Anche il finale sorprende il lettore, lasciando intravedere questioni che vanno ben al di là della narrativa poliziesca più convenzionale.
(recensione comparsa su Amazon, Paolo S. Cavazza, 14 febbraio 2019)
La recensione di C-Side Writer
Il lato A (la copertina)
Il lato B (la storia, i protagonisti)
Eccoci finalmente a parlare del libro vincitore del contest delos passport 2018. Che C–Side Writer e il suo curatore siano particolarmente legati alla collana Passport non è un segreto, che questa collana proponga storie e autori di alta qualità nemmeno. Una collana che racconta storie dal mondo, e M. Caterina Mortillaro ci porta nell’India dei contrasti, nell’India delle caste, nell’India dei pregiudizi religiosi e in una Bollywood viziosa dove indagare su un delitto è tutt’altro che cosa semplice. Caterina è giornalista, traduttrice e antropologa esperta di cristianesimo e di India, e questa sua preparazione si può godere appieno nella storia che racconta. Perché un conto è sentir parlare di India, un conto è conoscerla e riuscire a descriverla con cognizione di causa. I contrasti fra le caste, i pregiudizi di genere, le intolleranze religiose. Indagare in un contesto come questo è tutt’altro che semplice per il vice commissario Ashit, sopratutto se la vittima è la stella del cinema Mahi Kapoor. Un giallo d’investigazione, un giallo che però s’inserisce nei tratti etnici e antropologici di un paese che noi occidentali possiamo solo immaginare… o leggere in questo libro!
Il lato C (il pensiero di C–Side Writer)
La bellezza a volte può essere letale…
Dopo il lato C (una citazione, una frase)
Tratto da pag. 21
“Dio non è contenuto in una statua…”
Tratto da pag. 43
“Chi ragiona con l’uccello difficilmente può cambiare.”
https://csidewriter.wordpress.com/2019/03/12/bollywood-babilonia-m-caterina-mortillaro/
Dopo aver letto “Cicerone, Memorie di un gatto geneticamente potenziato”, leggere il nuovo racconto di Mortillaro è sorprendente. Non siamo più nell’ambito della fantascienza, anche se l’India conosciuta a fondo dall’autrice e vissuta dal di dentro ha per noi qualcosa di alieno; ma di poliziesco, o meglio un noir, visto il livello di torbidità degli ambienti narrati. Sullo sfondo di un’India più che mai divisa tra antiche tradizioni e adesioni a modelli occidentali, un feroce delitto a sfondo sessuale scuote l’ambiente cinematografico: la bellissima Mahi Kapoor è stata uccisa in circostanze del tutto compromettenti e ambigue; soprattutto considerando lei e il marito erano due noti convertiti al cristianesimo e stavano lavorando a un film che narrava in metafora le persecuzioni che gli indiani subiscono in India, attirando così le ire del BJP, il Partito Nazionalista Indù. Motivazioni politiche? Sessuali? L’indagine è affidata a un terzetto onesto anche se mal assortito: il commissario Khan, musulmano e cinico; il suo giovane vice Ashit, induista e idealista; Rani, giovane poliziotta rifilata loro come assistente e disprezzata in quanto donna e per di più attraente, anche se competente, che però conserva un filo di ambiguità.. l’ambiente degli attori si rivelerà un verminaio; Ashit riuscirà a mantenere la testa sulle spalle evitando che del delitto venga incolpato uno dei “soliti sospetti”; addirittura, da vero cavaliere bianco, saprà ignorare un amore sincero ma sensuale per inseguirne uno puramente ideale..Il finale è a sorpresa e ci lascia pensare a possibili sèguiti: il nostro Ashit ha ancora un lungo percorso davanti.Un racconto intenso, ricco di osservazioni sull’India; una trama intricata che si consiglia di gustare in un’unica seduta. Forse non sarebbe stato male dettagliare di più certi passaggi, ma densità e concisione sono qualità rare. Sarebbe utile un glossario di termini a inizio libro: così, leggendo “hijra”, non avrei pensato alla fuga di Maometto alla Medina, quando invece questo termine indica un transessuale!
(recensione comparsa su Goodreads, Antonio Ippolito, gennaio 2019)
Bello questo racconto lungo di Caterina Mortillaro. Buona l’ambientazione, la trama ed i personaggi, che rendono la lettura coinvolgente e scorrevole. Ho trovato però affrettata la chiusura della storia. Il testo avrebbe meritato uno sviluppo maggiore, dato che la vicenda avrebbe permesso almeno una quanrantina di pagine in più, per meglio arrivare alla conclusione descritta dall’autrice. Comunque un bel racconto.
(recensione comparsa su Goodreads, Luca Cresta)