LETTURE

LE PIRATESSE DELLA CINTURA

Ecco l’incipit del mio nuovo racconto di retrofantascienza, disponibile all’interno dell’antologia “PIANETI DIMENTICATI”. Buon divertimento!!


Tutto era buio e silenzio là fuori. Poi, lentamente, la sagoma dell’asteroide si delineò contro l’abisso trapuntato di stelle. Con le sue protuberanze rocciose e le sue cavità somigliava a un’enorme testa solcata da profonde cicatrici. La bocca spalancata, le orbite vuote… Un teschio più che un viso.

Tatjana ne seguì il profilo con un brivido, mentre la strumentazione di bordo calcolava la distanza e le dimensioni dell’oggetto.

— Impressionante, vero?

La voce calda del capitano Richard Colombo, capo del Corpo degli Esploratori Interplanetari, la fece girare, le labbra addolcite da un sorriso. Il volto dell’uomo era parzialmente in ombra, i lineamenti appena spennellati dalla fluorescenza azzurra della piccola lampada della cabina di pilotaggio. Poi, d’improvviso, furono illuminati da un’abbagliante luce bianca. Tatjana vide che il capitano strizzava gli occhi e sollevava il braccio per proteggersi. Poi, sebbene volgesse le spalle allo schermo, la sua retina fu invasa da una miriade di puntini colorati.

— Che diavolo? Non ci vedo più! — gridò Richard.

Tatjana si accovacciò d’istinto sotto la consolle, al riparo, mentre l’oscurità ripiombava nell’abitacolo ed esplodeva una cacofonia di allarmi. Sembrava che tutti i sistemi fossero in tilt. Come se ciò non bastasse, il razzo ebbe un’improvvisa frenata che fece cadere a terra lei e il capitano, l’una addosso all’altro.

— Che diavolo? — ripeté l’uomo, con gli occhi ancora ben chiusi.

In quel momento, nel vano della porta, comparve la mole imponente di Jaques, il terzo membro della spedizione.

— Siamo stati agganciati da qualcosa, non c’è altra spiegazione! — disse con la sua tipica inflessione francese.

Tatjana si alzò in piedi, continuando a volgere le spalle allo schermo per prudenza. Attraverso la cortina di macchie colorate, vide il capitano rannicchiato con la testa tra le mani e l’espressione sofferente. — Dickie? Come ti senti? — disse, incurante di svelare il rapporto che li legava.

L’uomo non ebbe modo di rispondere, perché Jacques esclamò: — E quella che roba è?

Tatjana si voltò di scatto. Sembrava che la nave fosse stata avvolta da tentacoli che emanavano una sottile luminescenza verde. Facevano capo a una massa scura, dai contorni indefiniti ma non per questo meno minacciosi.

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